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Hinoki, paraventi e screen divisori. Design di Federica Biasi
Hinoki, paraventi e screen divisori
Design di Federica Biasi
Per vivere di nuovo, e serenamente, gli spazi condivisi, per un po’ di tempo dovremo necessariamente sottostare, per la sicurezza di tutti, alle nuove regole del distanziamento sociale.
Dall’ ufficio o la palestra, in un negozio o al ristorante, in coda a una reception o seduti nel dehors di un bar, il parrucchiere o centro estetico, preferiremmo non avere la sensazione di essere come pesci in un acquario.
Federica Biasi ha progettato per Manerba Hinoki, una serie di paraventi e screen divisori a pannello, autoportanti se a terra o agganciati a strutture se applicati a un desktop.
Elementi modulari che dividono gli spazi con l’obiettivo di far sentire le persone il meno possibile come monadi separate.
Il tocco del colore, la semitrasparenza del materiale, la semplicità del segno progettuale, rendono Hinoki un elemento divisorio maggiormente familiare e integrabile in molti ambienti di una semplice barriera no contact.
Hinoki nasce come pannello in policarbonato semitrasparente incastonato su una struttura in metallo a sezione piatta autoportante, a terra o su ruote, verniciata a polveri nei tanti laccati Manerba, di modo da coordinarlo cromaticamente con altre collezioni del catalogo.
La scelta del materiale, il policarbonato, è stata dettata dalla sua resistenza, flessibilità e refrattarietà all’usura, ai graffi e agli agenti chimici.
Hinoki sarà declinato anche in altri materiali come il vetro, plexiglass, sughero e lavagna magnetica, legno e con possibilità di essere rivestito con tessuto dalle proprietà fonoassorbenti.
Potrà essere customizzato nelle dimensioni e personalizzato se attrezzato con ganci, elastici, calamite, mensole e appendiabiti mobili.
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Wonder Office Salone del Mobile. Milano
Salone del Mobile.Milano
9-14 April 2019
Hall 6 Stand C31
Manerba, 50 anni di Evolving Offices.
Energia femminile presente al Salone del Mobile per un wonder office flessibile e desiderabile.
Manerba partecipa alla 58ma edizione del Salone del Mobile, con un progetto che prende le mosse dall’heritagebusiness dell’azienda – quest’anno ricorrono i cinquant’anni dalla fondazione – per proporre una visione “boutique” dell’ufficio, un wonder office sognato e desiderato da ognuno di noi, e soprattutto a misura d’uomo (in un allestimento a cura dello Studio Milo); dove ogni materiale, finitura, nuance non è casuale ma funzionale alla sua definizione, per dar vita a un workspace armonico altamente personalizzabile, che tutti vorremmo sperimentare per poter lavorare bene.
Manerba accoglierà il pubblico del Salone al padiglione 6 con il coinvolgimento di una voce internazionale del design,Philippe Nigro, che per l’azienda di evolving offices ha disegnato Stem: non una semplice libreria, ma una microarchitettura strutturale – 3 elementi, colonne, traverse e piani – da cui sviluppare e far germogliare in altezza come in larghezza (e nel tempo) un “infinity system” di soluzioni di design per l’ufficio: libreria contenitiva, divisorio, guardaroba, “acoustic device”, area lounge… proprio come le foglie dallo stelo, Stem appunto.
Alla direzione creativa dell’azienda – simbolicamente affidatale nell’anno del cinquantesimo – è stata chiamata la designer trentenne Federica Biasi, con l’obiettivo di dar corpo a uno stile giovane e contemporaneo, femminile ed elegante, in grado di interpretare e soddisfare i nuovi modi di vivere e lavorare; facendo dialogare ogni prodotto in maniera coerente, valorizzando l’espressione creativa di Manerba e il suo concetto di gentle total office, attento al benessere della persona e al recupero della dimensione della privacy, anche in ambienti open e co-working.
Non si lavora più come 50 anni fa, ma nemmeno come l’anno passato. L’ufficio non è morto, ma ha cambiato pelle. Ed è sempre più trasversale, perché i device lo hanno trasferito altrove: in musei, aeroporti, lobby di hotel, caffè, co-working… E per Manerba sapersi trasformare ed evolvere lasciandosi guidare dall’intuizione e dalla gentilezza, così tipicamente femminili, è un’art de vivre, anzi un’art de travailler.
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